# 2
di Carmelo Mobilia
Il nome con cui
sono nato è Walker, John Walker. Sono originario di Custer Grove, Georgia, e
per un certo periodo ho avuto l’onore di vestire il manto di quello che è il più
prestigioso eroe della mia nazione: Capitan America. Ma tutto questo ormai non
è più vero; per il mondo John Walker è morto, assassinato in un attentato
durante una diretta televisiva. Al suo posto ora c’è un uomo con un nuovo nome
ed una nuova identità: Jackson K. Daniels da Jacksonville, Tennessee. Sono un
agente speciale del F.B.S.A., quella forza di polizia federale che si occupa di
quei reati commessi da criminali superumani e organizzazioni terroristiche.
Sono distaccato presso la sede californiana e mi hanno dato un
bell’appartamento nel centro di Los Angeles; peccato che non lo usi molto
spesso, perché, vedete, io non sono un comune agente federale: io sono USAgent,
l’arma segreta dell’America e, credetemi, è un lavoro molto impegnativo. Prendete
oggi ad esempio: il mio compito è aiutare il Guardiano d’Acciaio, un supereroe
russo, a scovare un terrorista suo connazionale che s’è nascosto qui a L.A..
Come si dice ... è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo. E quel
qualcuno sono io.
1.
Konstantin Nikonov era un uomo di 46 anni, di costituzione robusta.
Ufficialmente, era solo in proprietario di un’officina a Chino, nella contea di
Los Angeles, ma in realtà era il più grosso nome tra i membri della mala russa
nella costa Ovest. Non era una notizia nota a molti, ma tramite lo scambio
d’informazioni segrete, due agenti federali molto particolari erano riusciti a
scoprire la sua vera attività. S’erano recati presso la sua officina per
interrogarlo ma in men che non si dica s’erano ritrovati circondati da un
gruppo di uomini armati che li tenevano sottotiro. Fortunatamente per i due,
non era la prima volta che si trovavano una arma puntata – ed entrambi sapevano
che non sarebbe sta l’ultima - e la cosa non li spaventava minimamente. Questo
perché i due uomini con addosso l’impermeabile non erano due normali
poliziotti:
il biondo coi capelli a spazzola era in realtà USAgent, il supereroe al
servizio del governo e membro dei Vendicatori della Costa Ovest. L’altro uomo
non era altro che il suo corrispettivo russo: il Guardiano d’Acciaio, in
trasferta negli Stati Uniti per una missione speciale. Entrambi gli uomini
erano stati abilmente truccati in modo da mascherare i loro veri lineamenti .
I due supereroi erano sulle
tracce di Viktor Dolnovich, un criminale scappato dalla Russia e rifugiatosi in
California. Entrambi eranod’accordo sul fatto che questi avesse richiesto
appoggio in America a Nikorov, e dalle pistole che avevano puntate addosso
erano convinti di essere sulla pista giusta.
Il boss arrivò da dietro una porta chiusa, accarezzando i rottweiler
che uno dei suoi uomini teneva a guinzaglio, pronti a farli scatenare contro i
due sgraditi ospiti.
Indossava una camicia grigia a
maniche corte che lasciavano scoperte le grosse braccia tatuate. Si lisciò
prima il folto pizzetto nero , poi si passo le mani sui capelli impomatati,
pettinati all’indietro.
<Dobro pozhalovat’. Non mi aspettavo visite quest’oggi... a
che debbo il piacere?>
<Non siamo qui per te, Nikonov. Non oggi almeno. Vogliamo solo farti
delle domande ...>
<Ah domande ... e su cosa? Sui Lakers?> disse sarcasticamente.
<Fa poco lo spiritoso, “compagno”. Io non ...>
<Sssssssssssssh, non dire altro. Ti dirò io quando parlare.>
Fece segno ai suoi uomini di perquisirli. Tolsero loro gli impermeabili
e alla vista del costume – seppur leggermente modificato – che un tempo
apparteneva al Guardiano Rosso il boss
russo sentì raggelarsi il sangue nelle vene.
<Konstantin Nikorov ... mi riconosci?>disse nella loro
lingua madre.
<UCCIDETELI!> gridò ai suoi uomini. Ma i due scudieri erano già
in azione: accordandosi con un solo sguardo, si divisero gli uomini. USAgent
aggredì quelli sulla destra, il Guardiano quelli sul lato opposto. I due cani
cercarono di assalirli, ma andarono a schiantarsi contro i loro scudi. La forza
potenziata di Agent gli permise di sollevarne uno di lanciarlo contro Kostantin, impedendogli
di andarsene. Qualcuno di loro riuscì a sparare qualche colpo ma la raffica di
mitra non riuscì a sfiorare nessuno dei due supereroi: entrambi infatti erano
stati finemente addestrati per affrontare situazione come quelle e dunque
sapevano bene come dover agire. I loro movimenti, il modo di portare i colpi,
erano molto simili. Si liberarono dei tirapiedi in pochi minuti. Nikorov era a terra, con addosso il corpo
svenuto del suo grosso rottweiler.
Agent glielo tolse di dosso, mentre il Guardiano d’Acciaio interrogò il
criminale.
<Comincia a parlare, verme. Vogliamo Dolnovich. Dicci
dove si nasconde!!>
<N-Non lo so! Non lo so davvero!>
<Poche stronzate, Nikorov!! Sappiamo che Aršavin lo ha aiutato ad
espatriare e che adesso è qui, e sono sicuro che è venuto da te!>
<Ma io non so dov’è! E’ vero, è venuto e
ha chiesto armi e del denaro... glieli abbiamo dati, e poi se n’è andato!>
<Parla con me,
faccia di merda, e fallo in inglese! Dolnovich era alla ricerca di un generale,
un certo Zakharov. Anche lui s’è rifugiato qui a L.A.. Deve averti chiesto
appoggio, ne sono certo!>
Nikorov tremava,
spaventato.
<RISPONDI!> urlò il Guardiano.
<Za-Zakharov? Ma sono passate settimane...mi
ha chiamato da New York dicendomi che era intenzionato ad acquistare la Laika,
e io ho provveduto all’acquisto. Da allora nessuno ne ha saputo più niente ...>
<IN INGLESE,
HO DETTO!> gli gridò USAgent a muso duro.
<Ha detto che
Zakharov ha acquistato la Laika e da allora è sparito.> tradusse il
Guardiano.
<Che cos’è
Laika?>
<E’ una nave
di 160 metri che apparteneva al boss Ivan il Terribile. >
<Dolnovich sa
della barca?> domandò nuovamente Agent, questa volta direttamente a
Kostantin.
<I-Io non lo
so ...>
<Stai
mentendo, lo so. Dimmi la verità Kosty, altrimenti sveglio quei cani e ti do in
pasto a loro pezzo per pezzo!>gli disse , indicando il rottweiler svenuto <Hai detto a
Dolnovich della nave, ed è lì che si è nascosto, non è vero?>
<Va bene, va
bene... è vero, gli ho detto della nave! E’attraccata a largo della costa, ma
non lo so se è andato lì ...lo giuro, è tutto quello che so!>
Lo immobilizzarono, impedendogli di scappare, poi si allontanarono
scambiandosi pareri.
<Gli credi?> domandò Agent.
<Da. E’ terrorizzato da me. Sa cosa gli accadrà, in caso
dovessero rimpatriarlo , per aver dato appoggio ad un noto terrorista traditore
della Rodina.>
L’americano avvertì le autorità, dopodiché i due salirono in
superficie.
<Prego, eh?> gli disse poi il russo, una volta in macchina.
<Di che parli?>
<Fai il finto tonto per non pagare il dazio?>
<Te lo ripeto: di che cazzo parli?>
<Lì dentro ce la siamo cavata per merito mio. Appena mi hanno
riconosciuto sono andati nel panico.>
<Per merito ... stammi a sentire, “compagno” ...>
<No, stammi a sentire tu! Primo, non chiamarmi in quel modo, te lo
già detto tempo fa. Secondo, non puoi negare quanto ti ho appena detto! Tu
continui a comportarti come se conducessi tu le indagini e io fossi una recluta
da addestrare, ma non è così! Hai bisogno di me e delle mie informazioni quanto
io di te! Ora o cominci a trattarmi con
il rispetto che mi merito oppure la nostra collaborazione finisce qui!>
In pochi erano tanto arditi da parlare in quel modo a USAgent. Il suo
volto si deformò in un’espressione furente alla Clint Eastwood. Le mani
stringevano il volante ed erano quasi sul punto di romperlo quando in cuor suo
si rese conto che il Guardiano d’Acciaio aveva ragione. In fondo, era la sua
indagine, e là dentro s’era comportato in maniera egregia. Sbuffò e
controvoglia disse:
<D’accordo, facciamo un patto allora: tu eviti di interrogare i
prigionieri in russo, escludendomi, e io la smetterò di comportarmi ... come
dici tu. Se dev’essere collaborazione, dev’esserlo in entrambi i sensi.>
<Da. Allora siamo d’accordo ...> il russo
gli porse il pugno.
<E adesso che vuoi?>
<Dai, batti. Non fate così voi americani?>
<Mi sa che tu hai guardato troppi film ...>
2.
Qualche
giorno prima.
<Non dirmi di stare tranquillo, Lukin! Il generale aveva detto che
ci avresti sostenuto, invece vengo qui, scopro che è morto e tu neanche lo
sapevi?>
<<Sai com’era fatto. Gli piaceva fare di testa sua. Mi ha
chiesto il denaro per acquistare la nave, gliel’ho fornito e poi se n’è andato
senza dirmi nulla.>>
<Senti, un’altra cosa... era
da solo?>
<<Che vuoi dire?>>
<Quello che ho detto! Non c’era nessuno con lui? Un tizio ...
mascherato, magari?>
<<Non ho la minima idea di chi ti riferisca ...>>
Dolnovich imprecò. Se il
generale era morto, cosa ne era stato del Soldato d’Inverno? Era la sua arma
segreta ... l’uomo che lo aveva ucciso se n’era impossessato? Improbabile. Lui
rispondeva solo agli ordini di Zakharov. E se invece ... il Soldato d’Inverno
fosse sfuggito al suo controllo e si fosse ribellato? Non era per quello che lo
avevano messo in stasi? Questa possibilità lo fece rabbrividire.
<<Sei ancora lì?>>
<Da.... da, ci sono. Senti, io devo fuggire. Non posso restare
né qui né in Russia. >
<<Di cosa hai bisogno?>>
< Ho uomini, denaro e armi, ma mi serve “copertura”. Gente tosta.
Credo di essere in pericolo.>
<<Credo di avere quello che fa al caso tuo. Li mando da te,
arriveranno lì in California al massimo in un paio di giorni. Dasvidanija
>>
<Dasvidanija...>
Ma anche a
seguito di quella telefonata, Dolnovich non si sentì più sicuro. Il Soldato d’Inverno era una vera e propria
leggenda. Se il suo scopo era
vendicarsi, non c’era posto sulla terra
in cui nascondersi , perché avrebbe potuto raggiungerlo ovunque. Stare troppo
tempo in un determinato luogo non faceva altro che renderlo un bersaglio.
Doveva muoversi continuamente per disorientare il suo inseguitore, anzi, i suoi
inseguitori. A quell’ora le autorità russe dovevano aver scoperto dove si fosse
nascosto. Sicuramente, l’Interpol gli avevano messo qualcuno alle calcagna. Il
suo piano prevedeva di spostarsi di
porto in porto, di nazione in nazione, cercando di non farsi trovare. Ma
qualche giorno dopo, alla vista di chi gli avevano mandato per la sua
protezione, Viktor Dolnovich ritrovò fiducia e sicurezza.
3.
Adesso.
USAgent aveva avvisato l’agente Phil Coulson. Questi era arrivato con
un elicottero, grazie al quale riuscirono a raggiungere la Laika al largo,
mentre stava navigando in direzione della acque internazionali.
<Eccola! E’ lei!> disse il Guardiano D’Acciaio, guardando
attraverso il binocolo.
<Sei sicuro?>
<Certo che si!>
<Coulson, portaci sopra. Ci lanceremo da qui.>
<D’accordo.>
L’elicottero eseguì la manovra e i due supereroi saltarono fuori
dall’abitacolo per atterrare sul ponte della nave. Ma il loro arrivo non passò
inosservato, dato che il loro mezzo era stato localizzato.
Ad accoglierli c’era una dozzina di uomini armati di mitra che aprirono
il fuoco non appena poggiarono i piedi a terra, ma come al solito grazie ai
loro scudi riuscirono ad uscire indenni da quel mare di piombo.
<Dolnovich! Lo so che sei qui! Sei in arresto per atti di
terrorismo e cospirazione contro il governo russo! Arrenditi!> gridò il
Guardiano d’Acciaio.
Viktor lo udì ma in contrapposizione a lui ordinò:
<Uccidetelo, a qualunque costo! Non deve abbandonare la nave!>
prima di sparire all’interno dello yatch; in quello stesso posto s’era
consumata un’altra terribile sparatoria non molto tempo prima e questa pareva
poter rivaleggiare con quella.
Sebbene entrambi avessero modellato il proprio stile di combattimento
su quello di Capitan America e avessero movenze simili, USAgent ed il suo
alleato utilizzavano tecniche differenti. L’americano imponeva la sua
straordinaria forza negli scontri, il russo era più agile e rapido nel portare
i colpi. La differenza tra loro era paragonabile a quella che nella scherma c’è
tra la spada e il fioretto. Non che per i sicari armati ci fosse molta
differenza: dinnanzi ad entrambi cadevano come birilli allo stesso modo.
<Io vado a prendere Dolnovich! Coprimi!> gridò Agent trovandosi
più vicino all’entrata delle cabine. La nave era davvero grande. John corse
lungo i corridoi all’inseguimento di Viktor.
Arrivò ad enorme salone, vi entrò e venne colpito da un pugno fortissimo
alla schiena.
<Chi diavolo ...?> si domandò, poi voltandosi vide chi gli aveva
inferto il colpo: una donna altra due metri, con un fisico da culturista,
vestita di pelle nera e con diverse borchie, che aveva capelli color magenta
tagliati a spazzola.
<E tu chi saresti?>
<Non ha senso che tu sappia. Tu stare per morire.> giunse
le mani a preghiera e colpì come un maglio. USAgent sollevò il suo scudo
e il colpo andò ad infrangersi contro di esso. La donna aveva una forza
mostruosa.
Agent compì una capriola
all’indietro ed evitò il secondo assalto.
<Tu stare fermo. Farà meno male.>
<Mi dispiace, tesoro, ma non intendo fari mettere le mani addosso da
te ... sono già fidanzato e, fattelo dire, non sei per nulla il mio tipo!>
la schernì Agent.
<Io conoscere te, Capitan America. Tu essere famoso anche in mio
paese. Ma Virago non ha paura di te.
Virago non ha paura di nessuno uomo!>
<Io non sono Capitan .... oh lascia stare. Non vale la pena
spiegartelo, tanto tu non capiresti mai la differenza...> Il Vendicatore
fingeva di non prenderla sul serio ma ne temeva la potenza. Gli ricordava una
criminale americana con la quale s’era scontrato tempo fa ... come si chiamava?
Ah si: Man-Killer. Un nome che era tutto un programma. Agent non poteva saperlo
ma Virago era un ex prostituta della Germania Est divenuta in seguito una
pugilessa espulsa dalle competizioni sportive per doping e per comportamenti
scorretti. Venne reclutata dal KGB e sottoposta ad un esperimento di
manipolazione genetica che la rese una coriacea e potentissima metaumana.
Inizialmente era la guardia del corpo
del premier sovietico, ma con il crollo dell’URSS venne reclutata dall'Organizacija
come killer, e il poter dar
sfogo alla sua naturale propensione per la violenza fu per lei un “avanzamento
di carriera” molto gradito.
Nel frattempo il Guardiano
d’Acciaio s’era sbarazzato delle ultime guardie e arrivò sul posto in tempo per
assistere al combattimento tra la criminale sua connazionale e il collega
americano.
<Tu inseguì
Donovich. E’ andato da quella parte. Penso io alla sorella cattiva di Klitscho.
>
Non discusse
l’ordine e si lanciò all’inseguimento. Non gli piaceva lasciare USAgent alle
prese con Virago ma il Vendicatore aveva le capacità per affrontarla e la
cattura di Viktor aveva al priorità; in fondo, era venuto fin là proprio per questo.Ma
proprio quando era convinto di averlo in pugno, il criminale ricercato rivelò
avere un altro asso nella manica.
<Viktor. Hai finito di scappare. Ti riporterò
in patria dove sconterai i tuoi crimini.>
<Io non credo. Non avresti dovuto darmi la
caccia. Qui ci lascerai la pelle e non avrai un funerale da eroe.>gli rispose sprezzante Dolnovich.
Il Guardiano si sentì fiacco all’improvviso. Udì alle sue spalle uno
schioccare di fruste e grazie ai suoi alleatissimi riflessi sollevò il suo
scudo per parare i tentacoli metallici che stavano per abbattersi su di lui.
<OMEGA RED! TU!>
Il mutante gli fece un sorriso diabolico. Nato come Arkady Rossovich,
un tempo era un pluriomicida che venne sottoposto ad un esperimento volto a
creare un nuovo tipo di supersoldato. Forza, velocità e agilità sovrumane.
Tentacoli in Carbonadio impiantati nelle braccia. Ma il suo potere più
terrificante era la capacità di privare gli avversari delle forze grazie a un
terribile ferormone chiamato “spora di morte”.
Il Guardiano d’Acciaio era a conoscenza delle sue terrificanti capacità
mutanti e cercò di stargli il più lontano possibile. Omega Red era una vera e
propria macchina omicida. Ma non era rimasto sepolto sotto una montagna della
Siberia assieme ad atri 21 superumani? Cosa ci faceva qui in America? Passi per
Virago, ma Dolnovich non era certo nella posizione di poter chiedere la
protezione da parte un metaumano del suo livello. Chi c’era dunque dietro di
lui?
4.
Intanto, le cose per USAgent non andavano certo meglio. Virago stava
letteralmente distruggendo il salone nel tentativo di colpirlo.
<Tu mi sta facendo veramente arrabbiare. Virago ti strapperà gli
arti!>
<Ti piacerebbe, non ne ho dubbi ... ma il giorno in cui mi farà
battere da una donna-cosa comunista sarà il giorno in cui appenderò lo scudo al
chiodo!>
Lo stile di combattimento della donna era ripetitivo e monotono.
USAgent ormai riusciva ad evitarla agevolmente. Il problema è che aveva una
resistenza straordinaria. Incassò un pugno dritto alla mascella come fosse una
puntura di zanzara. Sembrava però patire i colpi infertole con lo scudo. Agent cercava di colpirla con la sua arma
ogni volta che poteva, senza però farsi colpire dai suoi pugni. Stenderla non
sarebbe stato facile. Schivò l’ennesimo gancio destro ed abbassandosi la colpì
con lo scudo dietro alle ginocchia, facendole perdere l’equilibrio. Cercò poi
di colpirla alla gola, facendole così mancare il respiro, ma Virago afferrò lo
scudo.
<Ora io spacca stupido scudo, e dopo spacca te!>
USAgent fu costretto a mollare la presa o lei gli avrebbe staccato il
braccio. Ora era senza la sua principale difesa. Virago si accanì sul disco di metallo cercando di romperlo, ma
questo si rivelò essere indistruttibile. Infuriata, lo gettò alle sue spalle
con disprezzo e tornò ad attaccare Agent.
Il corpo a corpo tra i due arrivò presto ad una situazione di stallo
come accade spesso tra combattenti di quelle caratteristiche: lei non riusciva
a colpire lui e lei non riusciva a colpirla abbastanza forte per metterla definitivamente
K.O.. La colpì alla testa con un calcio che avrebbe mandato in coma un uomo
normale, ma il colpo non fece altro che far infuriare Virago ancora di più.
Prese un tavolo da biliardo e ringhiando come un cane rabbioso lo sollevò sopra
la sua testa, poi lo lanciò verso USAgent.
Il supereroe riuscì a evitarlo buttandosi in avanti. Una delle palle
del biliardo rotolò verso di lui. La prese e decise di usarla come arma.
<Ok pupa, sei in America adesso e qui lo sport nazionale è il
baseball. Io faccio il pitcher, tu invece mi farai da catcher. Sei pronta?
ARRIVA!> e come un novello Roger Clemens lasciò partire la palla che la
colpì proprio in mezzo agli occhi. Virago imprecò e si portò le mani sul volto
dolorante. Agent ne approfittò per raggiungere il suo scudo e una volta
rientratone in possesso la colpì alla testa con tutta la forza di cui
disponeva: tre, quattro, cinque volte, fino a quando, finalmente, Virago perse
i sensi.
<Dannazione, era dura come l’acciaio. Mi ricorda She Hulk. Spero
rimanga giù il più a lungo possibile ...> disse sputando per terra ed
imprecando.
5.
Le spire metalliche cercavano avidamente di afferrare il Guardiano
d’Acciaio, ma questi non aveva la minima intenzione di farsi toccare da esse.
Sapeva che se lo avessero preso Omega Red lo avrebbe trascinato a sé e una
volta a contatto con lui il suo potere mutante gli avrebbe prosciugato ogni
essenza vitale. Ma non avrebbe potuto continuare ad evitarlo per sempre. La
resistenza del mutante era decisamente superiore alla sua. Bisognava escogitare
qualcosa, e in fretta.
<Sai, non mi sei mai andato a genio. Erano anni che sognavo di
ammazzarti... tu eri l’orgoglio del paese, mentre io me ne stavo rinchiuso in
quel laboratorio con tutti quegli aghi in corpo!> gridava Omega Red
<A te la gloria, a me toccava il lavoro sporco! Bell’esempio di uguaglianza sociale! Ma forse dopo che ti
avrò ridotto ad uno scheletro e mi sarò appropriato del tuo costume la gente
vedrà le cose sotto un’altra prospettiva!> disse ancora facendo schioccare i
suoi tentacoli. Uno di questi fece crollare una grossa porzione del piano di
sopra che stava per seppellire il Guardiano; per evitarla finì nella
traiettoria dell’altro, che lo colpì al costato, privandolo del respiro. Era
piegato sulle ginocchia, con le mani al torace Il campione di Russia si sentì
venir meno. Arkady Rossovich gli si avvicinò quel tanto che bastava per farlo
rientrare nel campo d’azione del suo potere. Agiva lentamente, per farlo
soffrirlo e allungare la sua agonia.
Il suo sadico divertimento fu interrotto da USAgent:
<Ehi Ivan! Su la testa! > il suo scudo tagliando l’aria colpì il
mutante dritto in faccia, per poi tornare nella sua mano.
<Stia bene?> disse al Guardiano, aiutandolo a tirarsi su.
<Stagli ... lontano. Lui ... assorbe ... la tua .... energia.>
Agent capì immediatamente come stavano le cose e mettendosi il braccio
del russo intorno al collo lo portò via lì.
<Vi date alla fuga? Non servirà! Siete morti!>
<Ammazzali, hai capito? Devono morire!> gli ordinò Dolnovich.
I due eroi nazionali s’erano messi al riparo, cercando di dare al russo
il tempo di riprendersi.
<Allora, con chi abbiamo a che fare?> gli domandò Agent.
<Mutante. Capacità fisiche di livello sovrumano. Impianti
cibernetici. E’ in grado di emettere spore venefiche e come ti dicevo assorbe
le tue energie vitali per guarire le proprie ferite.>
<Merda. Un peso massimo. Come cacchio facciamo a colpirlo se non
possiamo avvicinarci a lui?>
<Bel casino eh?>
<Come se non avessimo già abbastanza svitati qui in America ...ok,
qui ci vuole un piano d’azione. Come ci muoviamo?>
Omega Red avanzava furioso per i corridoi della nave come un Jack
Torrence ipertrofico. Ruotava le sue
braccia facendo a pezzi tutto ciò che trovava sulla sua strada con le sue spire
in Carbonadio.
<Pensate che riuscirete a nascondervi per sempre? E’ solo questione
di tempo! Vi troverò, a costo di fare a pezzi l’intera barca! >
<D’accordo, Arkady. Hai ragione, è solo una questione di tempo, per
cui facciamola finita!> gli gridò il Guardiano d’Acciaio, apparendogli davanti.
<Oh certo, un bel duello all’antica ... ma per chi mi hai preso? Non
ci casco! Dov’è il tuo amichetto?>
< Dimenticatelo. Solo tu ed io, come doveva essere fin
dall’inizio!>
<Pensate di farmela, eh? Pensi davvero che io
sia così stupido? Non che faccia molta differenza, per me ... uno alla volta o
tutti e due insieme per me è la stessa cosa!>
<Già, anche tua madre diceva la stessa cosa!> disse USAgent
sfondando il pavimento alle sue spalle. Lo colpì con una molotov ricavata da
una bottiglia di bourbon, e il mutante prese fuoco, gridando.
Il Guardiano d’Acciaio aveva con sè una fiocina per la pesca subacquea
e con quella lo centrò in pieno al torace.
Lo aveva messo nel mezzo di un tiro incrociato. Non avrebbero mai
adottato una tattica mortale di questo tipo contro un nomale essere umano, ma
con un mutante potenziato ciberneticamente si poteva non usare il guanto di
velluto.
Ma la reazione di Omega Red non fu quella che i due si aspettavano:
rimase a terra senza reagire, il fuoco ne stava consumando la testa mentre dal
torace, oltre ad una copiosa quantità di quello che sembrava essere sangue,
fuoriuscivano scintille azzurre e alcuni cavi.
<Un .... robot?> disse stupefatto USAgent.
<C’era qualcosa che non mi quadrava. Perché mandare un assassino
qualificato come Omega Red per fare da gorilla a uno come Dolnovich? La cosa
era sospetta. E anche nel suo modo di comportarsi era strano ... ora è tutto
chiaro.>
<Ultimamente ci dev’essere una svendita di androidi che si spacciano
per criminali ...>
<Che vuoi dire?>
<Nulla. E’ una storia un po’ lunga ...> USAgent faceva
riferimento ad alcuni insoliti avvenimenti accaduti ai suoi colleghi, i
Vendicatori della Costa Ovest, che s’erano scontrati con alcuni supercriminali
che poi s’erano rivelati anch’essi sofisticati robot, proprio come quello che
c’era adesso ai suoi piedi. Solo un fesso avrebbe pensato ad una coincidenza.
Cosa c’era dietro a questo mistero?
Il Guardiano d’Acciaio lo riportò alla realtà.
<Dolnovich. Dobbiamo prenderlo.> disse mentre tornava indietro di
corsa.
Viktor s’era rifugiato nella sala macchina, in preda al sudore per il
terrore.
Sentiva la voce del Guardiano che gli ordinava di arrendersi. Come
aveva fatto a sconfiggere Omega Red? Sembrava una cosa impossibile! S’era
nascosto per tendergli un agguato, nella speranza di farlo fuori. Sentiva i
passi del supereroe scendere i gradini metallici e quel rumore lo faceva
rabbrividire. Si sarebbe ucciso, piuttosto che farsi catturare nuovamente.
<Vieni fuori, Viktor. E’ finita, arrenditi!Ormai non puoi più
scappare da nessuna parte ...>
Vide il suo costume rosso spuntare davanti a lui e tentò un ultimo
disperato tentativo:
<Io non ci torno in quella prigione! Preferisco morire!>
gridò aprendo il fuoco verso di lui.
<NO
STUPIDO! NON SPARARE QUI DENTRO!>
La pallottola, deviata dallo scudo, rimbalzò continuamente per le
pareti di metallo, fino a colpire Dolnovich in una spalla. Emise un grido di
dolore,cadendo in terra e portandosi la mano sulla ferita sanguinante.
<Si torna a casa, Viktor ...>
Una volta usciti dalla sala macchina, Il Guardiano prese la cassetta
del pronto soccorso con la quale medicò il suo prigioniero.
<Sei stato fortunato, è solo un graffio. Poteva andarti peggio e
rimanere ucciso.>
<Sarebbe
stato meglio ...> gli rispose questi.
<Ok, ho avvertito le autorità via radio. Ci raggiungeranno al più
presto.> disse USAgent, mettendosi lo scudo sulle spalle.
<Bene.>
<Androidi, quella specie di travestito potenziato ... certo che
anche voi russi ne avete, di stramboidi ...>
<Non immagini. Forse è vero quel vecchio detto: “tutto il mondo è
paese” ...>
<Non arriverei a tanto, ma devo ammettere che .... ehi, ora che
cacchio succede? La nave sta tremando!>
<Dolnovich!
Un altro dei tuoi trucchi?>
<N-No! Io
non centro nulla!> disse lui
con aria impaurita.
In effetti non c’era nessun diabolico artificio, era “solo” la più
grande onda anomala ma vista. La Laika misurava 160 metri e pesava oltre le
70.000 tonnellate ma fu sollevata e rovesciata su di un lato, come un moderno
Titanic.
USAgent precipitò in mare. Per qualche minuto intorno a lui ci fu solo
il blu dell’oceano e miliardi di bolle. Ci mise un po’ per riprendersi,, ma
girando su se stesso a 360° era pronto a nuotare verso la superficie quando
vide a pochi metri da lui il Guardiano d’Acciaio che precipitava verso il fondo
dell’oceano. Contrariamente a lui, l’impatto con l’acqua gli fece perdere i
sensi. Agent virò in sua direzione, cercando di raggiungerlo. Spingeva con le
gambe cercando di andare più veloce. Riuscì ad afferrarlo e tenendolo stretto
cercò di risalire in superficie. Il Power Broker gli aveva fornito un sacco di
bei muscoli e due bei polmoni, ma a causa dell’improvvisa caduta in mare non
riuscì a prendere abbastanza fiato.
Ce l’avrebbe fatta?
La luce del sole che si rifletteva sull’acqua si faceva sempre più
vicina, mail petto gli bruciava da morire e sembrava dovergli esplodere da un
momento all’altro, il suo viso divenne paonazzo e vi si poteva leggere sopra
un’espressione di grande sofferenza.
Emergere dall’acqua fu come rinascere. Inspirava grandi boccate d’aria
fresca a bocca aperta. Il Guardiano
Rosso sputò dell’acqua salata e tossì copiosamente, riprendendosi.
<Stai bene?>
<Da .... da. Spasibo. Ho bevuto un po’, ma sto bene.
Dolnovich?>
<Non ne ho la minima idea. Era legato, con una spalla ferita ...non
credo che sia sopravissuto. >
<Cos’è stato? Cosa può aver provocato quel maremoto?>
<Non ho mai visto niente del genere. Ma scommetterei il mio ultimo
dollaro che non si trattava di qualcosa di naturale ...>
6.
Una volta tornati - a nuoto - alla civiltà, entrambi i supereroi fecero
rapporto ai propri superiori. Ormai il caso si poteva ritenere chiuso: il
terrorista era dato per disperso durante il misterioso naufragio. Cosa lo
avesse provocato, Dio solo lo sapeva.
USAgent e il Guardiano d’Acciaio si scambiavano gli ultimi convenevoli,
prima che il russo prendesse il volo che lo avrebbe portato in patria.
<Avrei voluto riportare Dolnovich nel mio paese e farlo pagare
per i suoi crimini> disse il
Guardiano <Aveva detto che preferiva farla finita piuttosto che tornare in
prigione ... in un certo senso, è come se l’avesse fatta franca.>
<Capisco cosa vuoi dire. Sai, devo ammettere che non ce la siamo
cavata affatto male. Lavoriamo piuttosto bene insieme...>
<Già. In fondo, un supereroe è un supereroe in qualunque parte del
mondo e, alla fine della fiera, vogliamo tutti la stessa cosa: fermare i
criminali.>
<Si, immagino si possa dire così ...>
<A proposito: grazie per avermi salvato la vita.>
<Di nulla .... “compagno”.> disse sarcasticamente USAgent.
Il russo sorrise e gli porse ancora il pugno.
<Dai, batti. Fregatene se è una cosa da film, lasciati andare
...>
USAgent lo fissò per qualche
secondo, poi abbozzò un sorriso e ricambiò il gesto d’intesa.
Epilogo.
In un luogo
segreto.
La stanza in cui si trovava sembrava quella di una clinica, ma era terribilmente buia.
Viktor Dolnovich era sdraiatosu di una brandina. Cercò di mettersi a sedere ma sentì una forte fitta alla spalla.
<Fermo fermo fermo.... non ti muovere. Mentre eri privo di sensi ti ho fatto ricucire quel buco che avevi nella spalla.>
<Chi ... chi sei?> chiese Viktor. La luce che proveniva dalle spalle del suo interlocutore lo accecava e gli impediva di vederne i lineamenti.
<Non preoccuparti, non sei prigioniero. Saresti ammanettato in quel caso. No Viktor, qui sei tra amici ...>
<Te lo ripeto, chi sei?>
<Sono quello che ha evitato che venissi arrestato e che morissi affogato.> rispose l’uomo.
<Virago e Omega Red?>
<Virago ha le capacità di sopravvivere per conto suo. Quanto ad Omega Red beh .... io non mi preoccuperei di lui. Non era un vero essere umano. Voglio dire... era un Life Model Decoy. Un androide. Quello che mi premeva salvare eri tu. Per questo ho organizzato tutto quel trambusto.>
< Ma allora...la nave ....>
<Si, un mio piano. Devi ringraziare quel gentile signore per quanto è avvenuto.>
Appoggiato ad una parete c’era un uomo che indossava un bizzarro costume arancione e una mascherina domino sugli occhi. Sorseggiava una bottiglietta d’acqua Evian.
<Salve.> disse facendo segno di saluto con le dita.
<Lui è Water Wizard> riprese l’uomo misterioso <Voda Mastera nella nostra lingua. E’ grazie ai suoi insoliti poteri se sei ancora vivo ... ci daresti una dimostrazione?>
Fece di si con la testa poi rovesciò il contenuto della sua bottiglia ma il liquido non toccò terra e seguendo il gesticolare delle sue dita salì ad altezza occhi e assunse la forma di una falce e martello, prima di ritornare nel contenitore di plastica.
<Un mercenario americano profumatamente pagato per la tua liberazione. Vedi ho .... intercettato la tua telefonata con Lukin di qualche giorno fa, e ho preso la decisione che ad un uomo del tuo talento bisognava dare una seconda possibilità. Zakharov avrebbe voluto così.>
<Per l’ultima volta ... chi diavolo sei tu?>
L’uomo gli andò più vicino permettendogli di riconoscerlo. La vista del Teschio Rosso lo fece rabbrividire. Riconobbe l’emblema comunista che portava nel petto e capì che non si trattava di quello originale.
<Krasnyy Cherep ...>
<Da. Non devi temermi, Viktor Dolnovich ... io ti darò un nuovo scopo e fare parte dei miei ambiziosi progetti ti piacerà ....>
Le Note
Proprio come i
film anni 80 a cui questo racconto s’ispira, il secondo tempo del “film” è
composto più da scene d’azione che da dialoghi e riflessioni profonde. Partiamo
dalla fine: chi segue la serie dei Vendicatori Segreti, le cui vicende
precedono di qualche tempo questo numero, si ricorderà come il mentore di
Dolnovich, Zakharov (il generale russo
che ha cercato di scatenare una nuova guerra fredda e che ha liberato il
Soldato d’Inverno, ricordate? È successo su Steve Rogers: Supersoldier 1/3!)
ha acquistato la nave Laika e aveva attraccato a largo di L.A. ... solo che non
era lui in realtà, ma un L.M.D..
Con la scomparsa
del generale Dolnovich ha chiesto sostegno a Lukin senza sapere che lui in
realtà è il (nuovo) Teschio Rosso comunista! Per il proseguo di questa
sottotrama di rimando alla serie dei Vendicatori
Segreti ; quanto all’avventura dei VCO a cui fa riferimento USAgent,
la troverete su Vendicatori Costa
Ovest MiT 20-22.
Invece, dopo
avervi parlato del protagonista di questa nuova serie MiT nello scorso numero,
due parole sugli altri personaggi apparsi in questo racconto; mente la
criminale Virago è una mia creazione personale,
gli altri personaggi sono ben noti:
Il
Guardiano D’Acciaio è la risposta russa a Capitan America.
Noto col nome di
Guardiano Rosso ai tempi dell’Unione Sovietica, sono stati in molti ad
indossarne il costume. Il più celebre è stato senz’altro Alexi Shotakov, ex
cosmonauta russo e marito (creduto morto) di Nastasha Romanoff, che voi
senz’altro conoscerete come Vedova Nera, che si è scontrato contro Capitan
America e i Vendicatori su Avengers # 43
– agosto 1967.
Attualmente non si sa
nulla dell’uomo che indossa oggi il costume del Guardiano d’Acciaio, leader
della Guardia d’Inverno (la risposta russa ai Vendicatori); se volete saperne
di più su di lui, vi invito a leggere la serie MiT The Others.
Omega Red è
uno dei più celebri nemici di Wolverine.
Creato da John Byrne e Jim Lee su X-Men # 4 (gennaio 1992), era il classico nemico da guerra fredda “rosso”, ricco di stereotipi e luoghi comuni. Le sue spire sono in Carbonadio (un tentativo dei sovietici di ricreare l’adamantio) e i suoi poteri mutanti consistono in forza, velocità, resistenza, agilità e riflessi sovrumani, capacità di secernere feromoni dal suo corpo chiamate “Spore di morte” in grado di The death spores result in the weakness or death of humans in his immediate vicinity. indebolire o portare alla morte di esseri umani nelle sue vicinanze immediate. E’ in grado di assorbire la forza vitale dei suoi avversari e convertirla in un fattore rigenerante in grado di guarirlo da ogni tipo di ferita. E’ apparso l’ultima volta in The Others #24 ma come avete letto, quello visto in questo numero non era il vero Omega Red ma un LMD, e chi segue Vendicatori Segreti MiT 7 e 8 sa che al momento ce ne sono diversi che circolando per il Marvel Universe ...The severity of the effect is based on the endurance, health, and relative proximity of the victims.
Water Wizard è un criminale mercenario dotati di poteri psicocinetici
che gli fanno controllare l’acqua in ogni sua forma. Un tempo era Peter Van
Zante a usare questo pseudonimo, ma oggi costui ha optato per il nome di
Acqueduct. Fabio Volino ha inventato un nuovo Water Wizard su I Difensori MiT # 20 ed è lo stesso
villain che è apparso su questo numero.
Ci vediamo sul numero
3!
Carmelo Mobilia.